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CYBERBULLISMO



“Ci sono due modi per guardare il volto di una persona.

Uno è guardare gli occhi come parte del volto.

L’altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto.

È una di quelle cose che mettono paura quando le fai.

Perché gli occhi sono la vita in miniatura.

Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita,

l’iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza,

sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte,

come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo.”


di Alessandro D’Avenia, da Bianca come il latte, rossa come il sangue


Le parole di D’Avenia mi ricordano il tempo dell’adolescenza, come un momento di nuovi sguardi, su di sé e sugli altri, quando la paura di incrociare lo sguardo dell’altro può essere così intensa che si sceglie di guardare i propri piedi piuttosto che il mondo e i propri sogni. Rispetto a questa paura, talvolta le nuove tecnologie possono proteggere, permettendo di creare la propria “comfort zone”, in cui i ragazzi finalmente possono creare il loro mondo segreto, senza nome e cognome, il loro profilo fake, luogo dei desideri nascosti, lontano dagli occhi degli adulti e da chi scelgono loro. Ma a che prezzo?

Forse al prezzo di non imparare a tenere lo sguardo alto, sopportando occhi che disapprovano, imparando a costruire relazioni, a difendere un amico “mettendoci la faccia”, comprendendo, anche attraverso un profilo "real" nel mondo virtuale, chi sono e chi è l’altro. Le relazioni fra pari possono divenire in adolescenza luogo salvifico o campo minato, mediate e immerse nello spazio virtuale, che nel tempo ha dunque influito sul modo di stare in relazione degli adolescenti e sui diversi problemi emersi. Dopo questa breve riflessione, vogliamo approfondire in questo articolo un fenomeno che può connotare lo spazio virtuale dei nostri ragazzi, il cyberbullismo. Il nostro fine attraverso queste righe è quello di supportare, informare gli adulti per poi sostenere, tutti insieme, genitori, educatori, insegnanti i nostri ragazzi.

Dopo aver approfondito nei precedenti articoli che cos’è l’adolescenza, le caratteristiche ed i molti cambiamenti che la connotano, come per esempio la sessualità dei ragazzi, in questo articolo comprenderemo il significato, le caratteristiche e le modalità di prevenzione del cyberbullismo, evoluzione digitale del bullismo tradizionale, differente da quest'ultimo perché avviene in uno spazio virtuale, privo di limiti temporali e spaziali ad esempio e ciò comporta le seguenti caratteristiche che descriveremo in seguito.


Il Cyberbullismo è un atto aggressivo, intenzionale, agito da un individuo o da un gruppo usando varie forme di contatto elettronico, attraverso tecnologie digitali e RIPETUTE NEL TEMPO contro una persona che non può facilmente difendersi (Hinduja e Patchin, 2008).

Questo può avvenire tramite messaggi (con o senza immagini), chat sincrone, social network (per esempio, Instagram), siti di domande e risposte, siti di giochi online, siti di “chat segrete” perchè esiste un tempo di autocancellazione dei messaggi, come Snapchat o Telegram.

Le caratteristiche del cyberbullismo sono la dilatazione nel tempo e nello spazio, la ripetizione, l’anonimato, lo squilibrio di potere, l’assenza di feedback relazionale e un danno all’immagine sociale (Bellacchi&Eusebio, 2018, pg. 23).

Rispetto alla prima caratteristica, dilatazione nel tempo, mentre nel fenomeno del bullismo le azioni del “bullo” sono circoscritte ad uno spazio preciso come quello della scuola, del tragitto casa-scuola, doposcuola, momento dello sport, nel cyberbullismo le azioni avvengono h24, e in qualsiasi luogo. La seconda caratteristica riguarda la possibilità di ripetizione, come per esempio la condivisione di un’immagine o di un video da parte di più persone, oppure la pubblicazione dello stesso video su più piattaforme digitali diverse (Instagram, Tik Tok, ecc.) cioè la sua riproducibilità. In questo modo video/immagini pubblicate dal potenziale cyberbullo possono raggiungere un pubblico davvero vasto e la cybervittima può sentirsi molto più esposta, ripensando al fenomeno del bullismo, ad un pubblico illimitato con le conseguenze psicologiche (vergogna, ritiro sociale, pensieri suicidari) che ne possono derivare. Il possibile utilizzo di un profilo fake o semplicemente il fatto di stare dietro ad uno schermo e non face-to-face, può rendere il cyberbullo ad essere più aggressivo verbalmente di quanto accadrebbe nella vita reale. Da qui, la terza caratteristica, lo squilibrio di potere, per cui la vittima non conoscendo spesso l’identità reale del suo aggressore si può sentire più vulnerabile ed impotente. L’anonimato comporta inoltre la mancata possibilità per il cyberbullo di un feedback relazionale, cioè non vedendo gli effetti delle sue azioni sulla vittima, l'aggressore può avere minori probabilità di sviluppare e provare un senso di empatia e rimorso verso l’altro. Infine, quello che sembra avere un risvolto importante nei ragazzi è proprio il danno che viene prodotto. Mentre nel bullismo il danno può essere sia fisico che psicologico, nel cyberbullismo si può verificare un danno all’immagine sociale, cioè alla propria reputazione, motivo per cui i ragazzi che sono vittime di cyberbullismo provano un forte senso di vergogna ed umiliazione, fino a volte compiere gesti estremi.


Soffermandoci sul fenomeno del cyberbullismo, Willard (2004) in Bellacchi&Eusebio (2018) ha descritto diverse forme:

- harassment (molestie), invio ripetuto di messaggi volti ad offendere una determinata persona;

- flaming (litigi on line), invio di messaggi offensivi, violenti, solitamente in chat e forum allo scopo di suscitare litigi a catena, che possono coinvolgere una persona o un gruppo di amici;

- denigration (invio o pubblicazione di messaggi di pettegolezzi su una persona per danneggiare la sua reputazione);

- impersonation (assunzione di identità di una persona, per attaccare la sua reputazione o compiere azioni sotto falso nome);

- exposure, inviare in rete notizie private di una persona, in genere confidenze che non sono state rivelate dalla persona stessa ma estortele o inventate in diversi modi;

- trickery, acquisizione di informazioni private attraverso atti illeciti per pubblicarle o trarne vantaggio. In questo caso è la vittima che rivela, con una buona intenzione, informazioni su di sé, che poi vengono utilizzate dall’aggressore;

- cyberstalking, invio di messaggi ripetuti e minacciosi con l’intenzione di incutere timore nella persona presa di mira;

- cyberbashing, consiste nel molestare o aggredire una persona mentre altre ne riprendono la scena, condividendone successivamente il contenuto in Internet.

- sexting, diffusione di immagini o video a sfondo sessuale, diffuse senza il consenso della vittima. Quando invece le foto o altro materiale vengono ottenute attraverso un ricatto si parla di sextortion.


Una definizione giuridica del fenomeno del cyberbullismo non esisteva fino a pochi anni fa, fino a quando nel panorama legislativo italiano è stato creato un punto di riferimento normativo con la legge n. 71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” che introduce importanti strumenti istituzionali allo scopo di prevenire e studiare il fenomeno del cyberbullismo.

Ma per quanto riguarda gli adulti, come insegnanti e genitori, a cosa prestare attenzione del fenomeno e come prevenirlo? Da una recente ricerca, emerge che il 35% dei ragazzi intervistati è stato vittima di cyberbullismo, ma solo 1 su 2 ha avvisato i genitori (Telefono Azzurro e DoxaKids, 2017). Quando i ragazzi non ne parlano direttamente, per accorgersene lo strumento più importante è il rapporto costruito con loro. Quando i ragazzi sono vittime di cyberbullismo può cambiare improvvisamente il comportamento con gli amici, a scuola, o in altri luoghi dove socializzano. Non vogliono più frequentare luoghi o eventi che coinvolgono altre persone oppure si rifiutano di parlare di ciò che fanno online o quando utilizzano Internet appaiono turbati e preoccupati, riportando sintomi come insonnia, mal di pancia, difficoltà di concentrazione, ansia, difficoltà nell’alimentazione. Spesso come genitori si può dire “Di queste nuove tecnologie non ci capisco niente” oppure “di quel che fa mio figlio non posso avere il controllo”, evitando di coinvolgersi nella vita del proprio figlio, anche come “controllore”, ruolo che spesso né i genitori amano avere, né i figli apprezzano vivere nella relazione con i loro genitori, utilizzando una strategia di evitamento, cioè tenendosi a distanza dalle situazioni che, come genitori non si sa gestire. Uno dei modi per farlo può essere quello di informarsi, confrontarsi con gli altri genitori, chiedere aiuto a professionisti, parlarne con gli insegnanti.

Un buon modo per aiutare i nostri ragazzi è quello di dare in primis, il proprio esempio come adulti, utilizzando un linguaggio non offensivo e rispettoso verso le altre persone, sia nella vita reale che virtuale, limitando l’uso del cellulare in compagnia dei figli e dando precedenza al tempo trascorso con loro, informandosi sul fenomeno del cyberbullismo per prevenirlo ed eventualmente sapere poi come intervenire. Costruire con vostro figlio un dialogo SINCERO e una comunicazione improntata sulla FIDUCIA, insegnando i rischi e le opportunità della rete, affrontando e ascoltando le emozioni provate in rete dei vostri ragazzi può essere un modo efficace per costruire un ponte fra genitori e figli.


BIBLIOGRAFIA

·Bellacchi C. &Eusebio G. (2019) Cyberbullismo e traiettorie contemporanee della violenza. Franco Angeli

. D'Avenia A. (2011) Bianca come il latte, rossa come il sangue. Mondadori

. Hinduja S., Patchin J.W. (2008), Cyberbullying: An Exploratory Analysis of Factors Related to Offending and Victimization, in "Deviant Behavior", vol. 29, 2, pp. 129-156.

· Lancini M. (2015) Adolescenti navigati. Edizioni Centro Studi Erickson

·Siegel D. (2014) La mente adolescente. Raffaello Cortina Editore

·Siegel D. & Bryson T. (2016) 12 strategie rivoluzionare per favorire lo sviluppo mentale del bambino. Raffaello Cortina Editore

.Telefono azzurro & Doxa Kids (2017). Il nostro post(o) nella Rete. http://www.azzurro.it

.Willard N. (2004), Educator's Guide to Cyberbullying: Addressing the Harm Caused by Online Social Cruelty, in www.cyberbully.org

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