Adolescenza: di che cosa si tratta?
- Clementina Ripepi
- Oct 4, 2021
- 4 min read
«Chi sei tu?» Alice balbetta con fare imbarazzato e timido: «Non lo so, signore … so chi ero quando mi sono alzata questa mattina, ma penso che da allora sono stata cambiata più di una volta» (Alice nel Paese delle Meraviglie, Lewis Carroll).
Proprio con questo famoso scambio tra Alice e il Brucaliffo abbiamo deciso di iniziare il nostro viaggio verso l’adolescenza che ci ha permesso di riflettere insieme a genitori, educatori e zie su varie tematiche: la sessualità, il bullismo e il cyberbullismo, internet e l’apprendimento e che proveremo a sintetizzare nei nostri prossimi articoli.
Proviamo adesso ad entrare, un passo alla volta, nel tema: cos’è l’adolescenza? Quali sono le sue caratteristiche? Noi adulti come possiamo sostenere i nostri ragazzi e ragazze in questo viaggio?
Provando a tornare indietro nei ricordi molti di voi penseranno “il periodo più bello è stato proprio l’adolescenza!” “l’età della primavera!”; allo stesso tempo, però, verranno alla mente momenti di forte imbarazzo con gli amici, le prime cotte, i primi rifiuti, il cambiamento del corpo… insomma molte sensazioni che rimandano ad un senso di cambiamento e di incertezza (e a qualcosa tutt’altro che piacevole!). Questo è ben spiegato da Crocetti (2007) che riassume il tutto in una frase “I ragazzi e le ragazze, in questo periodo, sono, impegnati ad assumersi il "PIACERE-RISCHIO della propria mente; della propria autonomia esperienziale e, dunque, del possibile fallimento”. Detto in altri termini, costruiscono la propria identità separata da quella di mamma e papà, progettano la propria immagine futura, a cui vogliono assomigliare, iniziano a distinguere le “cose da bambini” dalle cose “da grandi”, decidono chi vogliono diventare!
Questo è un processo tutt’altro che semplice e riguarda: il corpo e la sua energia, la mente e la relazione con adulti e i coetanei. Riguardo il primo elemento lo sorvolerò poiché verrà meglio trattato nel secondo articolo. Mi limiterò a dire che vi sono importanti trasformazioni: di altezza, peso, la comparsa dei peli corporei, lo sviluppo degli indicatori sessuali, il menarca nelle ragazze e le prime polluzioni notturne per i ragazzi. Tutto questo porta ad un maggiore investimento sul corpo, da conoscere e scoprire (anche in relazione all’altro/a) rispetto alla fase di vita precedente.
Concentrandoci adesso sulla mente non possiamo che partire dallo sviluppo del cervello che è compiuto, ma immaturo ovvero si stanno ancora sviluppando le connessioni neurali ed è ancora in corso la mielinizzazione, processi che terminano alla fine dell’adolescenza. L’ultima parte del cervello a connettersi in modo completo è quella del lobo frontale, destinata al ragionamento, alla cognizione. In pratica le cellule neurali stanno ancora imparando a parlare tra loro e questo porta ad una maggiore attenzione verso la parte emotiva e la ricerca di eccitazione, che è già formata (il sistema limbico), a discapito di quella cognitiva (che ci permette di prevedere e gestire le situazioni, capire come comportarci nell’ambiente sociale, prendere decisioni), che si sta formando.
Ma come si impara a diventare grandi? Come si possono prendere delle “buone decisioni”? Noi adulti cosa possiamo fare?
Una cosa che trovo molto interessante è la natura relazionale del cervello. Questo processo di crescita neurologica, infatti, avviene tramite le relazioni con i pari (i coetanei) e con gli adulti.
Il gruppo svolge una funzione primaria in questo aiutando il ragazzo e la ragazza nella formazione delle condotte sociali e delle norme da seguire. Così facendo potrà creare degli standard propri anche tramite assimilazione/differenziazione con gli altri gruppi. Inoltre nel gruppo si ha la possibilità di sperimentare diversi modi di essere guardando l’altro/a e capendo così chi si vuol essere e chi non si vuol essere.
Veniamo adesso alla parte difficile: noi adulti? La relazione quasi sempre è caratterizzata da ambivalenza e ostilità, con momenti di avvicinamento/allontanamento. Questo, anche se alcune volte doloroso e difficile da gestire (sia per gli adulti che per i ragazzi) è necessario perché permette di superare l’idealizzazione che avevano da bambini (“mio papà ha sempre ragione!” “è giusto perché lo dice mamma!”) favorendo il processo di separazione potendosi mettere alla prova rispetto alle proprie capacità personali, all’autonomia di azione e pensiero (assaporandone il piacere, ma anche il rischio!).
Per far questo di cosa ha bisogno? Come dev’essere l’adulto? Se da un lato la contestazione gli è necessaria, dall’altro è importante che l’adulto “tenga la sfida”, che resista agli attacchi e alle sfide. In questo modo regole e limiti hanno una funzione di contenimento. Allo stesso tempo, però, l’adolescente deve essere riconosciuto/a per rinforzare la propria autostima attraverso, ad esempio, la valorizzazione del suo punto di vista, la negoziazione delle regole. Inoltre, deve potersi identificare con gli adulti di riferimento per imparare a gestire la propria realtà pulsionale e l’emergere della sessualità.
Pellai ne “L’età dello Tsunami” paragona gli adulti a degli insegnanti di scuola guida che aiutano il ragazzo e la ragazza a regolare le proprie emozioni ed i processi decisionali, a pianificare porsi obiettivi perseguibili, concreti e realistici a breve e medio e lungo termine), Organizzare (selezionare le giuste strategie per raggiungere gli obiettivi) ed a orientarsi nelle relazioni sociali. Come? Aiutandolo a riflettere, anche e soprattutto quando la parte emotiva prende il sopravvento per favorire la collaborazione tra parte cognitiva ed emotiva.
Certo, penserete, è facile dirlo, ma molto meno farlo! Voglio solo aggiungere una cosa, che nel mio lavoro trovo meraviglioso: il vedere che sia l’adolescente che i suoi genitori stanno facendo un viaggio di trasformazione, lui/lei per diventare adulto e loro per modificare il modo di stargli e starle accanto. Penso che la cosa più bella sia farlo insieme, perché no imparando gli uni dalle altre.
Bibliografia:
Crocetti G. Agosta R. “Il bambino caduto dalle fiabe” Pendragon 2007
Fonzi A. “Manuale di Psicologia dello sviluppo” Giunti 2001
Pellai A. Tamborini B. “l’età dello Tsunami” DeAgostini 2017

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